Dopo l’iniziale paura e lo stupore per le decisioni prese da Putin, le borse mondiali si sono riprese quasi interamente dalle pesanti perdite accusate nella seduta del 24 febbraio scorso, quando in piena notte, la Russia ha deciso di colpire l’Ucraina, dopo aver effettuato il primo passo ostile il 21 febbraio, firmando in diretta tv il riconoscimento delle repubbliche separatiste del Donbass.
Le principali piazze finanziarie, da Wall Street a Londra, passando per Milano, Francoforte e Parigi, hanno reagito con grande sorpresa alla folle decisione vendendo di “pancia” praticamente tutti gli assets, con pesantissime perdite, bruciando miliardi di capitalizzazione in poche ore, per poi effettuare una veloce inversione sulle prime voci speculative per una fine lampo del conflitto, arrivando quasi ad azzerare del tutto le forti vendite di giovedì, facendo registrare nell’ultima giornata dell’ottava appena trascorsa guadagni tra il 3% e il 4%.
In due giorni, la quotazione del petrolio ha superato la soglia psicologica dei 100$ a barile per poi ritornare in area pre-invasione a 93$.

Vendite anche per l’asset difensivo per eccellenza: l’oro, per un’oncia servono meno di 1890 dollari contro gli oltre 1960 a cui i prezzi erano schizzati l’altro ieri.

Le notizie e le immagini provenienti dall’ Ucraina non sono certo incoraggianti, le truppe russe sono riuscite ad entrare nella capitale Kiev, subito ci sono stati voci su possibili trattative tra il presidente Ucraino Volodymyr Zelensky e la controparte russa per tenere negoziati in un paese terzo.
Tuttavia, Zelensky ha smentito tramite un video di essersi arreso e, addirittura, di essere scappato all’estero.
Finora le sanzioni degli Stati Uniti e dell’Unione Europea contro la Russia, seppur annunciate con grande tempismo, sono state considerate abbastanza “morbide” e gli effetti secondo alcuni analisti si vedranno più in là.
Tutt’altro discorso se si percorresse la strada per il blocco del circuito SWIFT (Society for Worldwide Interbank Financial Telecommunication), la Russia ha il secondo numero di utenti con circa 300 istituzioni bancarie che utilizzano il sistema e limitare l’accesso negherebbe di fatto l’accesso ai flussi di denaro globali provocando rapidamente il collasso del sistema bancario russo ma di riflesso danneggerebbe inevitabilmente il resto d’Europa bloccando tantissime transazioni.
Per questi motivi e per il fatto che gli Ucraini non hanno certo steso i tappeti all’avanzata Russa, resto molto cauto sull’ultimo rialzo, perché le conseguenze geopolitiche, economiche e finanziarie non sembrano certo svanite in 2 giorni e temo anzi che dureranno per un lungo periodo, ridisegnando completamente i vecchi equilibri.
La guerra scatenata dal presidente Putin se dovesse protrarsi più a lungo del tempo preventivato da questi geni del male potrebbe inoltre, accentuare il rischio di stagflazione di cui avevamo parlato in un articolo lo scorso novembre e rallentare ulteriormente la già debole ripresa economica.

Le borse odiano l’incertezza e sono molto pragmatiche, agli operatori interessa solo che il conflitto finisca presto, non importa chi sia il vincitore o le possibili ripercussioni, il numero delle vittime, il terrore delle persone.
Ai mercati, se vogliamo guardare la vignetta di Don Alemanno, non è mai importato della fine che farà il gregge (che siano i piccoli risparmiatori o il popolo ucraino fa poca differenza): i mercati sono freddi, si muovono con una rapidità estrema agli input provenienti dal mondo; “scommettendo” cinicamente su una rapida conclusione del conflitto, gli operatori finanziari hanno incrementato gli acquisti nell’ultima seduta, questo ovviamente non significa che hanno ragione ma solamente che in una visione “egoistica” ma pragmatica, la migliore soluzione sarebbe quella di eliminare qualsiasi incertezza decretando rapidamente la fine di questa folle invasione ed evitare risvolti imprevedibili e ancora peggiori.
“La guerra è un luogo dove i giovani, che non si conoscono e non si odiano, si uccidono per decisione degli anziani, che si conoscono e si odiano, ma non si uccidono”.
Erich Hartmann
Biagio Spinelli
In questa situazione di volatilità estrema ci sono certificati che quotano decisamente a prezzi interessanti, due su tutti, entrambi con la clausola Dividend Adjusted che ne alza ulteriormente il payoff.
La clausola “Dividend Adjusted” di fatto prevede un abbassamento/alzamento delle barriere in considerazione dei dividendi effettivamente pagati dal titolo sottostante, questa clausola permette di ottimizzare il rendimento a favore del risparmiatore che detiene il certificato.
Il primo è il top sul settore energetico
IT0006749458 Certificato emesso da Smart Etn, con scadenza 19/01/2027
Certificato in lettera a 912, il worst of è Edf, in perdita del 4% circa dal suo strike.
Il prezzo a sconto risente della volatilità che è aumentata, il rendimento, già interessante in fase di emissione (13,75% annuo) è diventato decisamente elevato per un certificato con tutti i titoli vicini a strike: il 13,75% calcolato su una spesa di 910 diventa circa il 15% cui aggiungere altri 2 punti all’anno per via dei 9 punti di guadagno in conto capitale in quasi 5 anni.
Un 17% annuo quasi introvabile a meno di andare su strutture con qualche sottostante più vicino alle barriere.
Il secondo a me piace molto per i molteplici usi cui potrebbe essere utilizzato:
- è un maxicoupon con ben il 32% di maxicedola (mai vista una maxicedola così su titoli nostrani)
- è a sconto di quasi 10 punti sul prezzo di emissione
- ha un rendimento a scadenza sul capitale investito post stacco di circa il 20% annuo
- ha un rendimento in caso di autocall tra un anno del 77%
- offre la possibilità di switch di prodotti scoppiati
IT0006749680 Certificato emesso da Smart Etn, con scadenza 16/2/2027.
Certificato appena entrato in quotazione, vale 905 lettera ed i sottostanti hanno fatto strike una settimana fa.
Un certificato di questo tipo, a maggio sarà in carico a 585, sarebbe da comprare a piene mani dopo lo stacco cedolone, ma non è detto che ci arrivi a questo prezzo, per cui potrebbe essere più interessante un acquisto ora approfittando della discesa delle due banche italiane che sono anche i due worst of del prodotto (sono entrambe a -10% dagli strike di partenza).
Per chi ha prodotti che valgono 500-600 su sottostanti su cui è difficile ipotizzare un recupero del 70-100% (perché di questo molti devono sperare quando si parla di titoli come Paypal, Beyond, Zoom, Palantir, Twitter, Virgin Galactic, etc etc) direi che uno switch su un prodotto come questo potrebbe essere una soluzione ideale.
Ma su questo certificato e altri due Maxicoupon classici che hanno un minor rendimento (maxicoupon al 20% anziché al 32%) ma caratteristiche simili grazie ad un timing di emissione fortunato, ne parlerò in un prossimo articolo ad hoc.
A presto
Giovanni Borsi