18 Ottobre 2021 Certificati

Settimana decisiva quella che sta per iniziare per le sorti del colosso dell’immobiliare cinese Evergrande che alla prova dei fatti si è dimostrato un gigante dai piedi di argilla, per la terza volta in 3 settimane non è riuscita a onorare i suoi debiti non riuscendo a pagare gli interessi dei bonds acquistati da investitori internazionali per un importo pari a 148 milioni di dollari; la società come già avvenuto recentemente non rilascia dichiarazioni e stavolta nemmeno tenta di rassicurare i mercati.

La società immobiliare sta cercando in tutti i modi di vendere le sue partecipazioni non core per cercare di far cassa, ma, agli addetti ai lavoro i tentativi sembrano disperati!

A peggiorare la già drammatica situazione si è aggiunta la notizia della sospensione delle sue azioni dalle contrattazioni di Hong Kong (lo scorso lunedì) e che tale comunicazione è stata fatta in attesa di un annuncio della società in merito a una “importante transazione”.

Il 23 ottobre scade il termine per la dichiarazione di default e tutto lascia presagire uno scenario fosco, che potrebbe innescare un circolo vizioso in grado di portarsi dietro un intero settore; tra l’altro ci sono i primi riflessi negativi che si palesano, anche Fantasia Holding un’altra società immobiliare cinese attiva nel settore del lusso non ha pagato un bond di circa 178 milioni di dollari in scadenza appena una settimana fa.

I mercati finanziari sembrano fare spallucce ma la situazione potrebbe sfuggire di mano in modo repentino e confuso, coinvolgendo altri settori, lunghe cause civili interne, class action da parte di obbligazionisti negli Stati Uniti che detengono 2,5 miliardi di dollari in bond, con risvolti molto complessi e difficili da prevedere, perché ormai l’attuale crollo delle quotazioni, (-85%, da inizio anno) ha già dato inizio ad una cascata di fallimenti collaterali che potrebbero compromettere la crescita economica cinese e di conseguenza quella mondiale.

Secondo le stime di Goldman Sachs il settore immobiliare cinese da solo vale 62 trilioni di dollari che lo rende la più grande asset class del mondo e che contribuisce al 30% dell’intero Pil cinese, rispetto al 6,2% di quello americano e rappresenta più della metà della ricchezza delle famiglie cinesi.

L’effetto contagio per ora non viene scontato dai mercati e invece dovrebbe preoccupare perché potenzialmente in grado di scatenare un effetto domino nelle economie globali facendo partire una massiccia ondata di fallimenti e vendite nei prossimi mesi.

Da quando è scoppiata la crisi di Evergrande, gli esperti hanno paragonato i guai del colosso immobiliare all’epico crollo di Lehman Brothers avvenuto nel 2008, quello che rappresenta tuttora il più grande fallimento bancario della storia, con debiti per più di 600 miliardi di dollari e 26000 dipendenti che persero il posto di lavoro.

In realtà, la crisi di Evergrande e il suo eventuale default è molto più pericoloso per l’economia globale ed è semplicemente l’evento scatenante che potrebbe far crollare l’intero castello di carte cinesi, cosa che gli ultimi dati immobiliari sempre secondo Goldman suggeriscono sia già iniziata.

L’enorme settore immobiliare cinese sembra essere estremamente fragile, e quello attuale non sembra essere solo un “momento Lehman Brothers”, potrebbe spingersi molto oltre con ripercussioni estremamente negative, tutto questo avviene mentre la maggior parte delle persone è ancora inconsapevole dei pericoli che dovranno fronteggiare o del violento temporale che potrebbe arrivare senza preavviso, trovandoli, come sempre accade in questi casi, completamente impreparati.

A questo quadro finanziario tutt’altro che rassicurante va aggiunto anche il rialzo incessante delle materie prime, con aumenti anche del 60-70% e tuttora introvabili, che sta allungando in maniera preoccupante i tempi di consegna dei materiali, disagi e aumenti che sono conseguenza di una crisi di approvvigionamento globale a causa di una carenza di personale marittimo e specializzato permanente, questa spirale di rincari è un allarme serio e l’impatto che potrà avere sulle piccole e medie imprese sarà rilevante con rallentamenti delle attività e contrazione di redditività.

La preoccupazione è che questi rialzi generino forti spinte inflazionistiche con riflessi molto negativi sull’occupazione e i già fragili consumi, le prime conseguenze sono ben visibili nelle nostre bollette rappresentate dagli attuali aumenti di luce, acqua gas e carburanti.

Passiamo all’analisi del più importante indice azionario americano lo Standard & Poor’s 500 e di quello europeo, il Dax index, per comprendere se tutti questi campanelli di allarme sono stati in qualche modo già scontati e presenti negli attuali valori di prezzi.

Dal grafico sottostante è evidente che il trend rialzista dopo avere effettuato una leggera fase correttiva, (il pattern di inversione Evening Star segnalato con perfetto timing e la rottura di un canale ascendente che durava da circa 1 mese avevano confermato la debolezza nel brevissimo periodo), ha ripreso la sua strada primaria, gli acquisti sono tornati prepotenti proprio sullo spartiacque tra tori e orsi rappresentato dall’area di valore di 4240 che resta il supporto da monitorare in caso di debolezza, raggiungendo velocemente i 4465 punti, sopra il livello di 4510 tornerebbe la forza necessaria per ricercare nuovi massimi assoluti.

Ovviamente più a lungo i prezzi si manterranno nella parte alta del grafico più alta la probabilità per i mercati di riuscire a mantenere il trend in atto e tentare ulteriori allunghi in territori e valori inesplorati.


Il grafico dell’indice tedesco mostra un trend in salute nonostante una maggiore lateralità negli ultimi 6 mesi rispetto all’SP500, con chiari livelli di resistenza e supporto, rappresentati dall’area di 16000 al rialzo e 14700 per la parte bassa dell’attuale box di valori.

Graficamente il trend in essere è senza dubbio rialzista, il buy on the dip che ha caratterizzato gli ultimi anni di trading ha funzionato per l’ennesima volta, i compratori alle prime vendite hanno mostrato nuovamente i muscoli perché ritenevano quei valori a sconto, a prezzi da saldi, psicologicamente acquistare strumenti sulle discese da un senso di fiducia perché scatta un meccanismo mentale e del tutto naturale che porta a pensare, almeno non ho comprato i massimi, è un punto dove i rimpianti sono minimi e le persone si sentono più tranquille, c’è un ma, assuefarsi ad una tecnica finora vincente non fornisce nessuna sicurezza di successo nel futuro, per questo il consiglio è di navigare a vista, di utilizzare del buon senso, di mantenere la massima flessibilità e di non avventarsi in operazioni potenzialmente rischiose che potrebbero intaccare il proprio patrimonio economico e psicologico.

A presto per nuovi aggiornamenti.

Biagio Spinelli