Il trader spaccone – già dal nome si intuisce che le caratteristiche del personaggio che ci accingiamo a descrivere non hanno nell’umiltà e nella modestia il proprio cavallo di battaglia!
È il trader per antonomasia, fosse per lui neanche bisognerebbe descriverlo perché è unico, originale, MI-TI-CO come direbbe il grande Homer!
Si autocelebra, si loda ad ogni singola operazione andata a buon fine, con quel suo ghigno tipico di persona elevata, soddisfatta del proprio operato, più che un ghigno sembra quasi un grugnito di felicità…
È quasi impossibile avere un confronto alla pari, perché si ritiene nettamente superiore a qualunque essere vivente, non è certo predisposto all’ascolto o al dialogo con qualche “collega”, preferisce essere lui sempre al centro dell’attenzione, snocciolando tutta una serie di aneddoti molto affascinanti che catturano, ammaliano chi lo ascolta estasiato.
Operazioni stratosferiche, inarrivabili, fuori dal comune, condite da imprecazioni “settoriali”, ovvero che solo pochi addetti ai lavori comprendono, perché anche in quello deve essere originale, si deve distinguere dalla massa, non è sufficiente nominare o far scendere qualche “santino” dal calendario come fanno i poveri mortali, lui deve andare oltre e narrare mirabolanti performance che catturano in maniera immediata l’interesse e racchiudono anche un non so che di magico, di portentoso, di geniale, suscitando un enorme interesse per la persona che le descrive.
E lui gode come un riccio!
È in effetti un trader evoluto, tecnico, smaliziato, competente, molto sicuro di sé, ovvio, “senno de che stavamo a parlà” direbbe lui (ogni riferimento territoriale è puramente causale), però di tanto in tanto eccede, ed ogni qualvolta lo fa il conto che gli viene presentato è salatissimo, quella che noi in gergo definiamo una vera e propria “pelata” con i contro fiocchi.
Questi “vuoti d’aria” capitano sempre dopo una serie immacolata di perfetti trades, ad ogni chiusura positiva l’autostima cresce in maniera esponenziale il proprio ego prende il sopravvento e la gestione del rischio, lo stop loss, l’eccesso di leva diventano dei fastidiosi optional, inutili e rigidi paletti alle sue enormi capacità.
Con questi presupposti il disastro economico diventa una mera questione temporale, quando si abbassano le difese, si sottovalutano i rischi, non si considerano i possibili scenari, le diverse variabili, si diventa particolarmente vulnerabili e bersagli facili da colpire e annientare.
Il nostro personaggio riesce con una singola operazione “spaccona” a dilapidare decine e centinaia di buoni trades fatti con cura e meticolosità, studiati nei minimi dettagli, l’errore quasi sempre è causa della propria eccessiva confidenza (over confidence) e fiducia nelle sue capacità soprannaturali, in poche parole ogni volta che si sente il mago indiscusso della borsa, il vero e unico burattinaio, il lupo di Wall Street (Warren Buffett praticamente gli spiccia casa nei fine settimana – anche questo chiaro riferimento territoriale non vuole assolutamente essere discriminatorio…), puntualmente viene punito.
In effetti il trader spaccone operando con il fine di battere continuamente, anzi di stracciare letteralmente i propri record personali lavora su strumenti estremamente volatili, complessi, i più rischiosi in circolazione, esponendosi molto spesso anzi troppo spesso, a posizioni potenzialmente distruttive.
La sua trendline dei guadagni si può ben rappresentare con un grafico contraddistinto da una retta ascendente con profondissimi rintracciamenti, tipico di chi sale a gradini e scende con l’ascensore, ma in cuor suo sa che quello è lo scotto da pagare per essere tanto geniale e sottovaluta i rischi che corre.
Ma non ne fa una tragedia anzi per lui rappresenta uno sprone a distruggere il nemico codardo che si nasconde dietro un computer, un software, una fredda macchina, un algoritmo esotico, perché per lui la borsa non è certo un gioco, non rappresenta un modo come gli altri per trascorrere il tempo, ma una lotta, una continua sfida con sè stesso e gli altri, una vera competizione, quello si.
Il trader spaccone è quello che prevede o ha previsto tutto nei minimi particolari: salite, discese, consolidamenti, operazioni straordinarie, fusioni, acquisizioni, ipo, opa, ops … niente lo trova impreparato perché il mercato è suo il pane quotidiano, e lui spinge sempre sull’acceleratore, non gli basta battezzare una direzione piuttosto che un’altra, quella è “robetta” di poco conto che tutti possono indovinare una volta ogni tanto, lo spaccone si spinge ad indicare il preciso livello di prezzo di un determinato movimento e udite udite anche l’arco temporale nel quale lo raggiungerà, perché il suo obiettivo ultimo non è esclusivamente di guadagnare denaro, bensì di diventare leggenda Metropolitana, materiale umano per scrivere un libro, produrre un film di successo internazionale, soggetto per articoli di riviste, argomento di discussione nei vari forum finanziari o alle diverse cene di settore, in termini spiccioli a lui interessa la “Vana gloria”.
Il suo eccessivo narcisismo se non “curato” correttamente e in modo preventivo attraverso bagni di umiltà regolari, alla lunga potrebbe spazzarlo definitivamente dai mercati finanziari, come peraltro è accaduto a tanti bravissimi trader nel passato, se qualche volta si incontrasse con il trader fifone davanti ad un ottimo bicchiere di vino o una birra gelata potrebbero entrambi beneficiarne e diventare amici inseparabili!
Biagio Spinelli
Ottimo contributo di Biagio, stavolta mi sono dovuto guardare allo specchio e vedere molti dei miei difetti in questo articolo, non mi ritengo certo uno spaccone, mi piace fare formazione e non ho mai nascosto le mie peggiori perdite proprio perché è da quelle che vengono fuori i migliori insegnamenti.
E però veritiero che l’”overconfidence” e l’ego decisamente elevato ti fanno assumere dei rischi troppo elevati ed il mercato, proprio perché “irrazionale” non può essere prevedibile, per cui anche i più profondi conoscitori degli strumenti finanziari e delle tecniche migliori per tradarli, devono lasciar da parte il proprio Ego ed il proprio narcisismo ed avere rispetto del mercato e la giusta umiltà per affrontarlo, perché anche se essere trader professionista è come essere imprenditore di un’azienda ci sono delle differenze sostanziali: la più evidente è senz’altro il fatto che un bravissimo imprenditore potrebbe non conoscere mai sconfitte nella sua lunga carriera, mentre il trader è praticamente impossibile possa vincere sempre, per cui deve accettare queste sconfitte senza incaponirsi troppo e far diventare la perdita troppo grande.
Non è casuale che spesso sia proprio l’imprenditore o il professionista (avvocato, commercialista etc etc) di successo, il candidato numero uno alle grandi perdite: nella sua vita professionale non è abituato a perdere per cui tende ad assomigliare molto a questo profilo, magari non è uno spaccone, ma di sicuro l’Ego smisurato che lo ha accompagnato nei suoi successi professionali è all’origine dei suoi insuccessi quando comincia ad operare in borsa, spesso si considera già bravo dopo 6 mesi o un anno di operazioni positive, mai e poi mai pensa che sia stato un periodo fortunato.
Attenzione, dunque, a non sopravvalutare le proprie capacità, io è da oltre trent’anni che sono sui mercati e ancora oggi mi devo leccare le ferite dei miei eccessi, spesso dovuti al super Ego che sale quando fai quelle operazioni che gli altri non vedono, un arbitraggio, un aumento di capitale particolare, l’errore di prezzo di un certificato.
Non è casuale che le mie perdite spesso avvengono dopo un guadagno straordinario, perché cala la soglia dell’attenzione e sale l’Ego.
Per cui le mie lezioni spesso sono incentrate sull’esperienza maturata in questi trent’anni, dove cercare le operazioni a più alto rapporto rischio-rendimento, e sulla finanza comportamentale, che è la causa numero 1 delle perdite in borsa.
Giovanni Borsi