La vignetta può essere interpretata in tanti modi diversi: non basta una buona barriera per dormire sonni tranquilli; i certificati vanno gestiti, sono strutture in opzioni su sottostanti azionari e variabili come il trascorrere del tempo e la volatilità ne sono due elementi sostanziali.
Tutti i portafogli che mi è capitato di analizzare presentavano gli stessi problemi:
- alta concentrazione del rischio: senza quasi accorgersene molti si sono trovati sovraesposti su certi sottostanti, ma non era loro volontà; il problema è che i sottostanti buoni andavano in autocall e i nuovi prodotti comprati magari avevano ancora un sottostante su cui si era in sofferenza in altri certificati (caso eclatante è stata Enel quando è andata a 4€): stavolta chi ha tenuto ha avuto solo c..o, non può dire di essere stato bravo;
- perdite lasciate correre in quanto si vedevano le barriere ancora lontane o comunque c’erano le cedole garantite o l’airbag;
- la scadenza lunga è quanto di più insidioso ci sia: ci si illude che il tempo ci dia più possibilità di recupero, ma il 2020 è una storia oramai vecchia e difficilmente ripetibile
- i capitali garantiti sono le peggiori trappole studiate dagli Emittenti per vincolare denaro a lungo termine pagandolo pochissimo o il più delle volte zero
Alla fine la differenza tra un buon portafoglio ed uno scarso sta quasi tutto nell’applicare determinate regole, che difficilmente l’investitore normale conosce, proprio perché non conosce il giusto prezzo di un certificato e soprattutto quando convenga venderlo, indipendentemente dal profit & loss della propria posizione.
C’è ancora chi parla di portafogli resilienti solo perché hanno la barriera profonda o l’airbag o le cedole garantite!!!
I portafogli resilienti sono quelli il cui valore complessivo MTM (Mark to Market) perde molto poco anche nelle giornate come giovedì o venerdì della settimana scorsa, ed il nostro ha tenuto meravigliosamente proprio grazie a prodotti con scadenze vicine e un 30-40% di certificati reverse senza che questo mix penalizzi il rendimento (ben oltre il 2% mese, senza considerare le probabili autocall).
Questa la foto di ieri sera
E questa di stamane con indici a -0.4%
Ma veniamo al problema numero uno della stragrande maggioranza degli investitori: ma quanto è difficile accettare una perdita?
Nella vita di tutti i giorni risulta complicato ammettere di aver sbagliato e fare autocritica, è qualcosa che ci portiamo dietro dall’infanzia, probabilmente dal cattivo insegnamento scolastico di considerare l’errore come un sacrilegio, si temeva talmente l’errore a tal punto che si è sempre cercato di evitarne l’ammissione.
Come naturale conseguenza di questo atteggiamento diffuso, ascoltare qualcuno pronunciare le paroline magiche “scusa ho sbagliato” è un evento più unico che raro.
Nel trading è anche peggio.
La parola sbagliare sembra non essere contemplata, completamente cancellata dal vocabolario, un vero tabù, non si usa mai, si preferisce dire di essere entrati troppo presto o di aver ritardato l’acquisto, la vendita, o che sarebbe stato meglio attendere qualche giorno in più, insomma si preferisce utilizzare e incolpare il fattore “tempo” piuttosto che ammettere di aver “cannato” completamente il timing di entrata o uscita.
Nei certificati è ancora peggio, dopo un’entrata infelice, anziché ammettere di avere sbagliato timing, si preferisce dire che lo si è comprato per le cedole e poco importa che sia sceso di prezzo, anzi alcuni hanno il coraggio di dire che è pure meglio così non va in autocall ed incasserà più cedole.
Imparare ad accettare le perdite è uno step obbligatorio per chiunque voglia investire sui mercati finanziari, chiudere una operazione senza alcuna esitazione, al livello prestabilito, senza troppi fronzoli, quando il mercato non va nella direzione preventivata, significa aver raggiunto quella conoscenza, quella maturità finanziaria che permette di evitare di trasformare una perdita in una tragedia economica.
La vera svolta è di trarre da quell’errore un grande insegnamento di vita, un autentico tesoro, cercando di non ripeterlo in futuro, questo significa crescita personale e professionale.
Chi non accetta il fatto di potersi sbagliare, di fatto ha già perso.
Chi non ha preventivato l’ipotesi B non ha i mezzi per affrontare lo scenario “avverso”.
La regola d’oro che si trova in qualsiasi manuale di trading, di tagliare le perdite, viene spesso sottovalutata o completamente e colpevolmente ignorata, come se rappresentasse un limite all’operatività, un inutile freno alla propria creatività professionale…
Nel trading le fasi successive al buy sono le più delicate, si passa dall’osservazione del proprio trade a dover prendere una nuova decisione, uscire, non uscire, attendere.
Molti, essendo totalmente incapaci nel trading, passano ai certificati così da non curarsi più del prezzo d’acquisto e delle eventuali perdite MTM, l’importante è solo incassare la cedola e rimandare ogni gestione dell’operazione a scadenza o all’eventuale fantomatico switch.
Peccato che la performance di un portafoglio in certificati si misura non solo dalle cedole incassate: i certificati non sono BTP in cui c’è la certezza che almeno a scadenza rivedremo il rimborso del nominale; quando si arriva a pensare allo switch o si vede che siamo vicini a scadenza ed il sottostante non ne ha voluto sapere di tornare sopra barriera è troppo tardi.
Certe decisioni avrebbero dovuto già essere contemplate nel piano operativo, si entra per un motivo, si esce in guadagno o in perdita seguendo le condizioni e le regole prefissate a priori.
Non si deve mai subire il mercato o anticiparlo, ma assecondarlo.
Purtroppo nei certificati la maggioranza di chi opera non ha un piano operativo, oppure pensa di averlo ma così non è, proprio perché conosce solo superficialmente la materia per cui guarda la barriera e spera.
Quando ripeto che l’aspetto psicologico nel trading rappresenta l’80-90% e la restante parte è data da tecnica ed esperienza, i miei interlocutori storcono il naso, quasi a voler dire:” non mi racconti tutta la verità”, come se possedessi il segreto del successo e non volessi condividerlo.
Il trading è forse l’unica attività che ci mette di fronte in tempo reale alle conseguenze delle nostre scelte, la responsabilità delle nostre azioni è immediata, è di gran lunga, forse l’unica professione veramente meritocratica, spesso è addirittura terapeutico, perché ci costringe a guardarci costantemente a uno specchio che ci restituisce l’immagine di ciò che siamo realmente.
Non ci sono scorciatoie, strade alternative o alibi.
Proprio come uno specchio, il trading riflette in tutta la sua crudezza e senza sotterfugi, quello che siamo realmente, ogni operazione rappresenta una parte di noi stessi, e la chiusura in perdita equivale ad una sconfitta personale che intacca il nostro capitale psicologico emotivo ed economico, per cui, quasi a voler difendere il nostro operato ci viene naturale trovare un altro colpevole: le cosiddette “mani forti”, le banche centrali, ree di drogare artificiosamente le quotazioni di tanti assets finanziari, i politici di turno, grandi ed oscuri manovratori, l’operatore telefonico, la suocera, tutto e tutti piuttosto che ammettere l’errore!
Non a caso alle critiche o a chi se la tira dico solo una cosa: lasciamo dire al mercato chi è il migliore o quale sia il certificato migliore, io mi faccio forza sulle mie conoscenze matematiche e sulla conoscenza del giusto prezzo di un certificato, mai penso di aver ragione sulla scelta del sottostante migliore (salvo rarissime quasi certezze dovute agli aumenti di capitale), ma penso di saper scegliere la struttura migliore a parità di sottostanti (o con sottostanti simili).
E cominciate ad ammettere gli errori senza dar la colpa al kuggino che ve lo ha consigliato.
Provateci, vi assicuro che vi sentirete meglio e ripetete ad ogni abbaglio in borsa: ho preso una cantonata, ho sbagliato, faccio ammenda e proverò a non ripetere l’errore.
Mea culpa, mea culpa, mea maxima culpa
AMEN!
Ricorda sempre che solo la GBINVESTING ha avuto il coraggio di fare un corso dal titolo “Perdi, impara e sviluppati” e questo la dice lunga su chi siamo e cosa predichiamo, sappiamo esporci nel bene e nel male e non vogliamo illudere nessuno che sia facile stare sui mercati finanziari con profitto per oltre 20 anni come abbiamo saputo fare noi, occorre far tesoro dei propri errori e migliorarsi.
Giovanni Borsi e Biagio Spinelli
p.s: Gbinvesting e Tutoracademy offrono sui certificati un servizio di assoluta eccellenza per i contenuti trattati (toccando diverse aree tra cui spunti di arbitraggio, errori di prezzo, utilizzo di turbo long e short su operazioni straordinarie) dando a diposizione dell’abbonato la possibilità di confrontarsi con un tutor.
Se un investitore ha un capitale modesto e ritiene sufficiente avere le segnalazioni didattiche sui migliori certificati da acquistare senza voler fare tante operazioni al mese (quindi principalmente con la tecnica del buy and hold) ad inizio anno andremo ad aggiungere una chat telegram totalmente gratuita (OVVIAMENTE SENZA LA POSSIBILITA’ DI USUFRUIRE DI UN TUTOR) in cui segnaleremo in tempo reale le occasioni che il mercato presenta: per poter essere inseriti nella chat sarà sufficiente essere registrati ad uno dei due siti www.gbinvesting.com o www.tutoracademy.it ed inviare una email alla info@gbinvesting.com o alla info@tutoracademy.it indicando il numero di cellulare (che dovrà avere scaricato l’app telegram) su cui essere attivati: abbiamo deciso di offrire ai nostri lettori anche questo ulteriore servizio in quanto, come spiegato nell’articolo, ascoltare un webinar può essere sufficiente per vedere una serie di prodotti validi, ma non sufficiente a capire come gestirli