Venerdì 17 scadono le tre streghe: tocchiamo ferro!
Piazza Affari archivia la settimana a -1,95% e abituati fin troppo bene a due mesi di bagordi e ad un consolidamento nella fascia alta del MIB40 nei limiti di resistenza a 28.000 e di supporto a 27.000 delle ultime due settimane, verrebbe da dire fin qui tutto grasso che cola.
Purtroppo non può essere sempre festa e anche nella migliori delle ipotesi un frangente esogeno o anche solo il buon senso lascia aperta una parentesi di ridimensionamento delle quotazioni.
Ancor più evidente nel contesto che si è concretizzato con le recenti notizie di fallimenti (Silicon Valley Bank, Silvergate Bank) acclarati in questo caso, o ipotizzati come potenziali per l’effetto domino, tali da riflettere se abbia senso rimanere investiti in modo preponderante su asset risk-on quando l’obbligazionario assicura un rendimento di tutto rispetto e competitivo come non si vedeva da almeno un decennio.
Sembra che in settimana effettivamente gli operatori istituzionali abbiano interpretato in questo modo i dati ufficializzati e commentati dalla Fed tanto che è stata riesumata o è risorta di suo la correlazione inversa tra azioni e bond e questo permette di fissare con buona approssimazione che è in atto il cambio di paradigma paventato e smentito in ben due occasioni, ad agosto e sul finire dello scorso anno.
Settimana prossima per non farsi mancare nulla, altra tornata di dati e pronuncia della Bce, ma l’attrattiva più significativa ce l’avrà indiscutibilmente la scadenza delle tre streghe di marzo, in cui gli operatori in derivati avranno a che fare con la “risposta premi” più importante dell’anno, oltre a quella di dicembre, ma quest’anno avrà un significato ancora più importante per una serie multipla di coincidenze di eventi e comportamenti che lasciano aperta la porta ad ogni scenario, sia durante la settimana che quelle successive.
Sicuramente chi cerca la prudenza non ci penserà due volte a togliersi il dubbio se rimanere sovraesposti al mercato azionario, mentre per chi vorrà alzare l’asticella del rischio avrà pane per i suoi denti e tipicamente il trading si presta a speculazione scaltra al rialzo, ma soprattutto al ribasso.
Statistica alla mano e stagionalità non vengono molto in soccorso di questi tempi perchè soppiantati da evidenti distorsioni che rischiano di fare più che altro danni e mettere in confusione l’operatività piuttosto che agevolare l’allocazione del proprio portafoglio.
Protagonista di questo cambio di passo è l’oro che balza a 1.870$ e in un solo giorno segna +2% proprio per la correlazione ritrovata, inversa all’aspettativa di stabilizzazione dei tassi o quantomeno stop ai rialzi di lungo periodo per via della recessione o stagflazione, tanto sono tutti termini sdoganati alla pari perchè ormai svincolati dai sacri libri classici dell’economia, ma soprattutto perchè si saprà solo dopo.
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