S&P mantiene il rating BBB al Debito Italiano
Sospiro di sollievo a mercati chiusi, venerdì sera in occasione della pronuncia da parte di S&P relativamente al rating BBB del Debito Italiano, confermato stabile nonostante le prospettive future non promettano nulla di migliorativo, anzi! Rimangono comunque ancora i giudizi di altre due agenzie di rating che terranno sulle spine per qualche settimana, che pur con tutte le scaramanzie del caso, dovrebbero fare altrettanto, ma si tratterebbe di un rimando a considerazioni ex post dello stato di salute dell’economia italiana e della sua capacità di mantenere un sostenibile quanto credibile rapporto Debito/PIL. Piazza Affari ha subito un vistoso calo in scia agli altri indici globali, archiviando un consuntivo negativo del -3% tanto che il MIB40 è tornato sui minimi di ottobre, smentendo per ora le velleità rialziste che stagionalmente dovrebbero accompagnare un paio di mesi di performance positiva, in modo da concludere l’anno in bellezza.
Alcune considerazioni meritevoli di menzione aiutano a comprendere meglio in che contesto ci si trova e con quali prospettive si dovrà affrontare il 2024. La recessione è alle porte, pur non conoscendo l’entità e l’evoluzione, soft o hard landing, attesa nei prossimi dodici mesi, l’inflazione da consumi è dimezzata, mentre ancora non molla la presa riguardo alle quotazioni delle materie prime. I bond sono molto remunerativi e il fly to quality è la mossa che stanno mettendo in atto gran parte degli investitori, allettati da un rapporto rischio/rendimento irrinunciabile rispetto all’asset azionario. Alla domanda che molti si pongono sul perchè gli acquisti dell’asset obbligazionario non siano riusciti a sostenere le quotazioni fino ad ora e l’incredibile veemenza ribassista tardi ad attenuarsi, trova una risposta abbastanza palese: gli Stati non stanno comprando o rinnovando il loro Debito Pubblico.
E questa è una notizia molto positiva perchè permette di smontare il QE spalmandolo nei portafogli retail così da prendere due piccioni con una fava: ridurre la partecipazione statale, portando a compimento il QT (Quantitative Tightening) e avere spazi di manovra futuri nel ridurre i tassi quando saranno rientrati sotto controllo i parametri di inflazione. Va da se che l’attuale condizione di tassi alti è foriera di problemi inevitabili legati ai debiti privati che porteranno sicuramente a una contrazione dei consumi, fallimenti, disoccupazione, tanto da ridimensionare anche le quotazioni degli indici azionari. Se è vera la regola che l’andamento delle borse anticipa sempre l’economia reale, la stima più approssimativa vedrebbe un 2024 sicuramente peggiore di questo eccezionale e inimmaginabile 2023 che sta per finire, al momento ancora espressione riflessa di un’economia che ha già visto i suoi tempi migliori. Sempre pronti comunque ad essere smentiti, visto che di sicuro non c’è mai nulla, specie nei mercati finanziari.
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