5 Dicembre 2021 News

Sono bastate poche sedute con volatilità in aumento e l’argomento è tornato prepotentemente di grande attualità, procurando non pochi grattacapi agli investitori che si erano abituati al “troppo buono”, d’altronde il buy the dip è stata la miglior tecnica degli ultimi anni con ottimi ritorni e non sappiamo se lo sarà anche in questa occasione.

Il portafoglio gronda sangue è una metafora che negli anni ho utilizzato ogni qualvolta qualche “investitore”, qualche trader alle prime armi, qualche poverino sprovveduto senza una necessaria educazione finanziaria, o semplicemente senza i necessari strumenti per comprendere quello che stesse facendo, o che più spesso aveva fatto, mi chiedeva qualche consiglio finanziario mostrandomi uno dei suoi conti correnti.

Spesso si ritrovano con gli stessi titoli su dossier aperti su differenti broker, magari per evitare di mediare il prezzo (cosa che succede se lo si fa sullo stesso deposito titoli) così che un eventuale rialzo del titolo gli possa permettere di monetizzare la posizione (l’ultima aperta) in gain.

Sono talmente imbarazzati dei disastri e dagli scheletri presenti nei diversi “armadi”, che spesso ti dicono le cose a pezzettini, facendo vedere solo un singolo deposito (magari quello che gli causa la sofferenza maggiore).

Quando visualizzavo quei portafogli costruiti in maniera, diciamo molto allegramente, un po’ naif, senza un filo logico, o come qualcun altro in maniera più severa ma giusta direbbe: ”completamente ad minkiam”, sentivo letteralmente un brivido lungo la schiena, un dolore fisico agli occhi talmente forte da rischiare il distacco della retina!

La tentazione di chiedergli, lì per lì su due piedi senza troppi fronzoli: “ma come ca…volo si fa a ridursi in queste condizioni” era elevatissima, ma venivo immediatamente frenato dagli sguardi malinconici degli interlocutori che avevo di fronte, già ampiamente bastonati dai mercati finanziari.

Portafogli sbilanciati, scriteriati, con inutili e dannosi doppioni al loro interno (ho visto portafogli con 20 certificati di cui la metà avevano Eni in portafoglio, o Intesa), nessuna diversificazione, settori completamente assenti e altri sovradimensionati, timing di entrata completamente sballati, e sia chiaro ci può anche stare, nessuno è infallibile, ma se compri un titolo azionario e dopo 4 ore, solo perché l’indice di riferimento è crollato lo ricompri mediando al ribasso e il giorno successivo ne compri ancora e ancora e ancora, è evidente che più di un consiglio, un suggerimento, un’analisi approfondita, quello che serve è il genio della lampada o un mago, ma di quelli bravi, seri, professionali, competenti, da Harry Potter in su per intenderci.

Negli occhi delle persone leggi sofferenza, dispiacere, rassegnazione, senso di colpa, tutti stati d’animo che andrebbero evitati se lo scopo principale era quello di mettere a reddito una buona o piccola parte dei propri risparmi attraverso qualche “piccolo” investimento.

Il fattore comune per quasi tutti questi “investitori” era all’inizio di poter fare qualche piccolo gain aggiuntivo, qualche punto percentuale in trend per arrotondare, per togliersi uno sfizio, comprare il cellulare nuovo, un weekend in famiglia, piccoli desideri insomma che invece si trasformano in infiniti buchi neri.

Un altro errore comune che commettono, e che consiglio caldamente di evitare come la peste, è di affezionarsi in maniera patologica al proprio portafoglio in perenne rosso, come se fosse un vecchio amico, un parente, al pari di un componente familiare, si conoscono talmente bene le azioni che lo compongono, che alcuni dati finanziari di difficile comprensione anche a qualche professionista del settore diventano per loro pane quotidiano.

Conoscono perfettamente la date del rilascio dei dati e le relative presentazioni in conference call, le prossime assemblee in calendario, la composizione dell’azionariato, i soci di maggioranza, le controllate, le operazioni straordinarie che sono imminenti, sia chiaro ne sono solo a conoscenza, perché se viene annunciato ad esempio un aumento di capitale iper diluitivo su qualche strumento in loro possesso, piuttosto che uscire in perdita e materializzare in questo modo anni e anni di sofferenze per rientrare successivamente, parliamo di qualche settimana, un mese al più, se ne stanno buoni buoni in trepidante attesa che lo stesso termini.

Ho incontrato persone che avevano solo Saipem in portafoglio alla vigilia dell’aumento di capitale e avrebbero chiesto finanziamenti in banca per poter sottoscrivere le nuove azioni piuttosto che disfarsene in perdita.

Come ho già sottolineato sopra, sperano in qualche “meritato” miracolo dopo tanta sofferenza -come se ai mercati interessasse qualcosa del nostro operato o degli stati di animo degli attori che lo popolano!

Questa è proprio la definizione che il grande Albert Einstein dava della follia:

”la follia sta nel fare sempre la stessa cosa aspettandosi risultati diversi”.

L’unica azione che riescono a pensare ed attuare, perché è diventata forse argomento di discussione negli ultimi anni, è utilizzare i certificati con maxi coupon per traslare le enormi minus in avanti nel tempo, perché, anche se non hanno speranza di recupero, odiano pensare di regalare allo stato un credito fiscale.

Questi comportamenti reiterati negli anni portano ad una completa assuefazione, o meglio dipendenza da portafoglio, ci si abitua talmente tanto ad averne uno che difficilmente si riesce ad essere come definisco io “TRIPLE L” Liquidi, Lucidi e Liberi, con tutte le conseguenze negative che questo atteggiamento comporta.

I mercati non si seguono più in maniera oggettiva ma con diversi pregiudizi, dovuti appunto alle posizioni in sofferenza, non si riescono a cogliere i nuovi spunti operativi perché manca la necessaria liquidità per sfruttarli o perché questo significa andare contro la direzione del proprio wallet finanziario.

Dimenticano ovviamente il valore delle perdite e una semplice formula matematica, quella del tasso di rivalutazione, per recuperare perdite del 10% sono necessari nuovi guadagni del 11,11%, 25% se la perdita è arrivata al -20%, arrivando al raddoppio del capitale se le perdite hanno raggiunto il -50% o il 150% se il capitale iniziale è giunto al -60% etc. etc.

Si ritorna sempre alla regola numero 1, presente in tutti i libri di trading, talmente banale, nuda e cruda che nessuno riesce ad applicarla con costanza:

TAGLIARE LE PERDITE utilizzando lo STOP LOSS, non una tantum, non quando ci conviene, non 99 volte su 100, ma quando i prezzi raggiungono il valore stabilito prima che si inviasse l’ordine, questo è l’unico dato che l’investitore stabilisce e conosce a priori, il resto viene deciso dai mercati finanziari, la miglior strategia è quella di rispettare la prima regola se siamo smart.

Please don’t be dummy

Ora se hai dei certificati in portafoglio che in questa fase di mercato sono scesi oltre misura, ben più dei sottostanti che lo compongono, a seguito dell’impennata di volatilità che agisce sulla struttura opzionaria del certificato, ti invito a partecipare al nostro prossimo webinar di martedì 14 dicembre ore 14.00 in cui vedremo se saremo ancora in queste condizioni di mercato e come poter agire sul proprio portafoglio a seconda della scadenza, delle barriere e dei titoli sottostanti, perché già vedo molti commenti che pensano di tenere dei certificati con sottostanti a -70% attaccandosi alla speranza che, visto che la scadenza è lunga, ci sia tempo per il recupero così come si è appena verificato dopo lo scrollone di marzo-aprile 2020.

Tutto è possibile, ma mi viene da fare una domanda a chi ragiona in questo modo: quel titolo o quel certificato che ti fa venire il mal di pancia lo compreresti oggi?

Il mio primo consiglio è sempre: non guardare il prezzo di carico nelle proprie decisioni di acquisto o vendita come ampiamente spiegato nel recente articolo.

Per gli altri ci vediamo al webinar