Grande nervosismo sui mercati finanziari a ridosso del primo appuntamento del 2023 con il giorno delle 3 streghe, ovvero delle scadenze tecniche su future azioni e opzioni che avverrà venerdì prossimo 17 marzo.
In pochissimi giorni si sono susseguite tutta una serie di notizie negative; si è passati dall’uscita di alcuni dati macroeconomici non proprio brillanti alle parole di Powell meno accomodanti, che hanno innescato le prime vendite.
Giovedì 9 marzo, dopo l’annuncio shock dell’aumento di capitale della banca californiana SVB (Silicon Valley Bank), resosi necessario per coprire le perdite per circa 1,8 miliardi di dollari, le vendite sono aumentate e diventate più aggressive.
A distanza di meno di 24 ore si è passati dall’annuncio di un piano per salvare la liquidità della sedicesima banca americana con più di 200 miliardi di dollari di asset, attraverso una iniezione di capitali freschi, alla ricerca di uno o più acquirenti per il salvataggio della banca, al suo fallimento.
Gli investitori e i correntisti avevano reagito molto male all’uscita delle prime notizie negative, prendendo d’assalto gli sportelli e ritirando più di 40 miliardi di dollari di depositi, la corsa ha avuto un effetto domino con il risultato che la banca aveva alla chiusura del 9 marzo un saldo di cassa negativo per circa 1 miliardo di dollari.
L’incertezza si sa, è il nemico numero uno degli investitori, e il timore che il rischio contagio si diffonda agli altri istituti di credito diventa concreto, di fatti tutto il settore finanziario ha poi terminato l’ultima seduta di contrattazione di venerdì 10 marzo, con perdite cospicue.
Il timore più grande adesso, è che il fallimento, il più grande dopo quello avvenuto nel 2008 di Washington Mutual, abbia pesanti ripercussioni anche in Europa, e le preoccupazioni riguardano anche il nostro indice, che ricordiamo è sovrappesato da titoli finanziari, titoli che avevano registrato nei primi 3 mesi del 2023 performance positive di oltre 30 punti percentuali.

Passando ad un’analisi grafica del nostro indice, notiamo che i prezzi stazionavamo in prossimità dei massimi relativi da circa 1 mese, era ben visibile una divergenza negativa sul RSI, inoltre i titoli che hanno un peso maggiore sul nostro listino ( Intesa Sanpaolo, Unicredit, Generali Assicurazioni, Enel, Eni), non mostravano quella forza che li aveva contraddistinti nelle prime 12 settimane del 2023, facendo fatica ad accompagnare gli ultimi rialzi.
Qualche scricchiolio si era palesato anche sugli altri indici attraverso pattern ribassisti su time frame orari, prontamente segnalati sul nostro canale telegram gratuito
La perdita dei 27000 punti potrebbe innescare un movimento impulsivo più ampio con un primo target il test dell’area 25500.

Sull’indice tecnologico americano la situazione è più delicata, la resistenza dei 13000 punti ha respinto per l’ennesima volta gli attacchi rialzisti, mentre il supporto dei 12250 non ha tenuto, l’ultima residua speranza è rappresentata dalla media mobile a 200 periodi, rotta la quale ci sono ampi spazi per ulteriori vendite.
Biagio Spinelli
Nell’ultima settimana ho segnalato un interessante certificato di Citigroup con sottostante il solo titolo Intesa, il codice Isin è XS2544215887, scade tra 5 anni e ha un rendimento dello 0,6% mensile (7,20% annuo) che diventa di oltre l’8,5% annuo se si considera il prezzo di acquisto in area 950.
I consistenti acquisti probabilmente sono dovuti anche alla grande paura che il titolo Intesa, dopo i grandi rialzi degli ultimi sei mesi possa ritracciare, nonostante gli ottimi dati di bilancio e le prospettive future, il ragionamento di molti investitori è semplice: porto a casa i guadagni sul titolo e mi sposto su un certificato che mi garantisce ritorni anche leggermente superiori al dividendo e proteggo il mio investimento sino a cali del 60% del titolo (avendo la barriera di protezione posta al 40%).
In questo modo cerco di cascare sempre in piedi, se il titolo continuerà a salire avrò comunque un rendimento positivo interessante (in caso di autocall tra un anno di oltre il 12%), se invece il titolo scenderà avrò fatto sicuramente bene a fare lo switch sul certificato in quanto una struttura così difensiva difficilmente potrà perdere più del 7-8% con ribassi di Intesa anche dell’ordine del 20%: ricordo a tal proposito che anche se Intesa perdesse un 20% (passando da 100 a 80) la barriera posta a 40 sarebbe ancora sufficientemente lontana (pari al 50% di 80).

Penso che in questa fase, con l’avvicinarsi dell’estate, molti investitori potrebbero pensare di uscire dall’azionario o alleggerire le posizioni pur rimanendoci di fatto dentro attraverso i certificati ma con protezioni ben diverse: si limita il possibile rendimento al rialzo, ma dopo una così grande corsa su certi titoli difficile ipotizzare una ulteriore crescita a doppia cifra, meglio un 8,5% annuo (max 12% se tra un anno Intesa sarà sopra strike e il certificato andato in autocall) senza rischiare perdite in conto capitale salvo tracolli di Intesa (ma la vedo difficile per Intesa perdere due terzi del proprio valore, anche perchè sappiamo tutti come si eroga il credito in Italia e di sicuro soldi facili a delle start up non ne vengono dati).
Oggi più che mai penso che il certificato possa battere l’investimento azionario da qui a fine anno.
Il prossimo webinar lo terrò giovedì 23 marzo dopo la prima scadenza delle tre streghe del 2023 (venerdì 17 marzo), vedremo in questi giorni se verrà dimenticata presto la crisi della banca californiana e se occorre cambiare qualcosa nelle attuali strategie di investimento.
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Giovedì 23 Marzo ore 14.00
Giovanni Borsi