Oggi vediamo dal mio punto di vista quando si creano le condizioni per poter comprare un certificato a sconto, ma forse questo articolo serve di più a capire quando non comprare a 1000 quei certificati poco generosi in emissione e che saranno con ogni probabilità i certificati a sconto del futuro.
ISCRIVITI AL WEBINAR GRATUITO GB CERTIFICATES - 19 Novembre ore 14.00
Alla fine gira e rigira arriviamo sempre all’unica cosa che occorre fare quando si compra un certificato:
L’ARTE DEL CONFRONTO
Le variabili che influenzano il valore di un certificato d’investimento sono molteplici:
IL SOTTOSTANTE: quando si è esperti come me e si trattano certificati da anni e soprattutto si è abituati al confronto, ad ogni sottostante si riesce più o meno ad associare un rendimento minimo. Ma anche se non si è degli esperti basta andare a vedere la volatilità e i dividendi attesi per capire quanto potrebbe essere la cedola su quel prodotto a seconda della barriera e della scadenza.
LA VOLATILITA’: è evidente che la volatilità è una variabile importante, per cui se un certificato nasce in un periodo di bassa volatilità potrebbe bastare un rialzo di volatilità per portarlo a prezzare a sconto: questo succede perché i rendimenti si devono allineare a strutture simili tra loro (e da qui l’importanza del confronto) per cui se oggi un prodotto su X paga il 15% (volatilità di X risalita a 54), un analogo prodotto emesso con volatilità 40 magari pagava solo un 12%, per cui, a parità del valore del sottostante il certificato emesso al 12% dovrà allinearsi al rendimento offerto dalle nuove emissioni e calerà di prezzo, tanto più quanto più è lunga la scadenza.
LA SCADENZA: più è lunga la scadenza e più incide la variabile volatilità, maggiori sono i dividendi che può incassare l’Emittente, più profonda dovrebbe essere la barriera; più volte ho sottolineato come una barriera 70% a 12-18 mesi è meglio di una barriera 60% a 3-4 anni o di una barriera 50% a 5 anni.
LA CLAUSOLA AUTOCALL: spesso se la analizziamo attentamente ha una grande importanza, ma pochi sanno valutarne appieno gli effetti sul prezzo del certificato, a tal scopo vi invito a leggere il mio ultimo articolo o guardare il mio ultimo webinar del 1 novembre in cui la spiego molto bene.
LA STRUTTURA: spesso la tipologia della struttura è molto importante; ad esempio i fixed cash collect tengono molto bene nel prezzo anche se un sottostante scende di un 10-15% per cui è quasi impossibile trovarli a sconto; accade l’esatto contrario sui maxicoupon dopo lo stacco cedola, in quanto i rendimenti successivi sono talmente bassi che il certificato è fin troppo ovvio che quota a sconto (ma l’investitore ha incassato il maxicoupon); sui normalissimi cash collect invece si trovano situazione a sconto quando i rendimenti di partenza sono bassi (esempio un 5-6% all’anno), e l’Emittente si è tenuto un buon margine di commissioni implicite, che su un rendimento così basso rischiano di affossare il prezzo del certificato apparentemente in modo inspiegabile, ed è questo il motivo per cui non comprerò mai prodotti con rendimenti così bassi in cui rischio di dover sacrificare oltre sei mesi di rendimento solo per l’esosità dell’Emittente.
Troppo spesso non si tiene conto dell’Emittente e delle sue politiche commerciali: tutti i miei lettori sanno che i prodotti collocati sul mercato primario sono gravati di commissioni di collocamento anche abbastanza elevate e quando i prodotti arrivano sul secondario solitamente trattano a sconto di 4-5 punti percentuali.
Ma chi non adotta l’arte del confronto prima di decidere cosa acquistare rischia di farsi ingannare dagli articoli che legge online che non sono altro che sponsorizzate degli Emittenti: ad esempio il certificato JE00BLS3PM49 emesso a luglio 2021 ai primi di novembre quotava 998 con i due sottostanti in rialzo del 25% (Biontech) e 58% (Moderna) e pagava ancora due cedole dello 0,95% per cui sembrava un ottimo certificato avviato all’autocall su cui parcheggiare la liquidità.
Ma quando è stato emesso era una autentica ciofeca perché lo 0,95% mensile su una scadenza 3 anni e mezzo è decisamente poco (a molti può sembrare tanto e su questo nasce la fregatura che ti dà l’Emittente) su due titoli così volatili, tanto per darvi un’idea il DE000VX0L913 di Vontobel (ha in più anche Biogen) con barriera al 65% offriva oltre il 2% mensile con una scadenza a 18 mesi!!
Per cui il prodotto di Goldman Sachs, andato sicuramente bene grazie a degli strike fortunati, non sarebbe stato assolutamente da comprare in emissione, perché da un attento confronto si sarebbe potuto capire da subito che sarebbe stato un prodotto a sconto: ora è decisamente ottimo come parcheggio liquidità in quanto non credo che uno dei due titoli possa andare in soli due mesi sotto strike, ma se ci dovesse andare sappiate che vi resterebbe in mano un prodotto con un rendimento pari al 50% di quello che offre il mercato su un prodotto simile e ancora 3 anni di vita, per cui scontare un 12% all’anno in meno di rendimento lo farebbe letteralmente crollare di prezzo.
Detto fatto, il ribasso dei due titoli di inizio novembre ci fa vedere come stanno le cose: coi due titoli vicini a strike il certificato vale 929 lettera, proprio perché le cedole non erano generose ed il certificato in emissione era caro.
Per cui quando vedete un prodotto molto a sconto, che non sia un ex maxicoupon, i casi sono due:
– È aumentata di molto la volatilità dei sottostanti rispetto al momento dell’emissione
– L’Emittente si tiene un margine enorme per sé: solitamente si parla di un 1% all’anno, ma è fin troppo ovvio che se il certificato rende un 5% e scade dopo 4 o 5 anni e l’Emittente non spalma su tutta la durata del certificato le proprie commissioni implicite, zavorra il prodotto che non basta certo una cedola per compensarne i costi
– È un errore di prezzo (caso decisamente raro, ma su cui noi siamo maestri)
Per cui cosa ci insegna questo articolo: Goldman Sachs ora ha un discreto prodotto sul mercato, ma in emissione è alquanto poco generosa per cui se non sai fare un adeguato confronto con analoghe strutture quotate sul mercato penso sia un Emittente da evitare nei primi mesi di vita, così come altri Emittenti già segnalati in passato (Ubs, Credit Suisse, Efg) e che possono sicuramente tornare buoni (sempre che non allarghino lo spread o mettano in bid only il prodotto) facendoci cogliere situazioni molto interessanti e apparentemente inspiegabili come è stato il famoso certificato su Eni e Intesa codice Isin CH0579772648 di Leonteq che quotava 1000 a fine maggio con Intesa ed Eni sopra del 20% allo strike e che ora si avvia al rimborso: anche in questo caso, visto che l’emissione risale a novembre 2020, non si può imputare lo sconto del certificato alla volatilità in quanto a novembre 2020 era fantastica, per cui l’Emittente, visto che poteva offrire rendimenti superlativi ha pensato bene di emetterlo con un rendimento molto più basso e tenersi maggior margine di guadagno….
Ricordate sempre che a tutto c’è un perché, nessuno regala soldi, salvo quando compie errori grossolani di quotazione o perché non tiene conto dei prezzi pre market o after market o in occasioni dei dividendi, delle date di rilevazione, o quando subentrano i fattori di rettifica di un aumento di capitale o di un’operazione straordinaria.
Oggi imperversano servizi “gratuiti” che hanno il rischio di essere in qualche modo “sponsorizzati”; il nostro approccio è decisamente diverso, a parte il rapporto storico ultraventennale con Directa sim, abbiamo sempre rifiutato sponsorizzate di broker esteri e, per mantenere la nostra indipendenza, abbiamo rinunciato agli eventi che in passato condividevamo con un emittente. Da allora ne ha sicuramente giovato la qualità didattica gratuita dei nostri webinar e dei nostri articoli e con questo materiale riteniamo di poter soddisfare anche chi non ha le possibilità di pagare un servizio professionale.
Giovanni Borsi