Far leva sulla forza relativa
C’è molta confusione di questi tempi sui mercati finanziari, dovuta all’incertezza interpretativa dei segnali che giungono dall’economia reale, ma ancor di più per la contrarietà rispetto ai tempi ed ai modi che le dinamiche impattano sui vari asset d’investimento. È un’alternanza continua di reazioni e controreazioni tra dati positivi economici che le borse colgono negativamente e dati negativi a cui segue viceversa uno spunto rialzista.
Probabilmente ci si trova in un limbo di ampia lateralità e di prudenza che non ha nessun motivo forte e determinato per prendere la direzione ribassista, ma neppure rompere al rialzo per fare nuovi massimi di periodo. Parlando di aree di prezzo, il MIB40 ha confermato un valido supporto a 25.000 e una tosta resistenza a 28.000 e potrebbe benissimo sostare in questo range senza far torto a nessuno. Purtroppo o per fortuna, questo box di quotazioni farebbe bene ai portafogli degli investitori di tutte le tasche perchè se è vero che non concede grandi emozioni, lascia prospettare almeno una visione di relativa tranquillità.
Nonostante ciò, ci sarebbe anche pane per i denti degli scalmanati del trading di breve periodo, perchè gli aggiustamenti e i ribilanciamenti dei principali titoli che compongono il MIB40 permettono spunti interessanti da cogliere in swing trading/mean reverting (vendita delle resistenze e acquisto dei supporti). Oppure, l’applicazione di una valida strategia di stock picking (acquisto sugli affondi) abbinata ad uno spread trading che sfrutti la forza relativa di titoli, estraniandosi dalla direzionalità dei mercati in generale.
A titolo di esempio, Unicredit vs Intesa: essendo la prima molto più volatile della seconda, nei momenti di direzionalità divergente, sfruttare il divario di performance contrarian di breve periodo, cioè a dire che si assumano posizioni rialziste sul titolo più sacrificato nel breve, ma più performante nel medio periodo e ribassiste sul titolo più resiliente.
Un esempio alternativo, non come il precedente dove la relazione è circoscritta allo stesso comparto, ma tra azioni appartenenti a comparti diversi, Ferrari vs Eni: ovviamente la forza relativa è basata sul passato e la proiezione del futuro è pur sempre incerta, ma è evidente che i due settori di appartenenza non hanno nulla in comune e solo in pochi casi storici e temporanei, al numeratore (titolo più performante) c’è stato Eni.
Come ultimo esempio, lo spread di forza relativa può essere applicato andando lunghi di titoli a beta (coefficiente di reazione) maggiore rispetto all’indice di appartenenza settoriale oppure rispetto all’indice generale, quando si hanno aspettative rialziste e viceversa in caso di contrario, cioè andando short con aspettative ribassiste.
In conclusione, non si può dire che in borsa ci si annoi per mancanza di idee, se mai sono noiosi coloro che non hanno la curiosità e la voglia di uscire dalla zona di confort, in stile “capitale garantito”.
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